
L'aqua avvelenata contenente arsenico e fluoruri in Lazio e Toscana coinvolge molteplici impianti e si calcola che abbia raggiunto l'abitazione di quasi un milione di abitanti.
Ora è possibile chiedere i danni e presumibilmente paritrà una class action per chiedere i danni. i riferimenti della class actions sul sito codacons
Alla fine il 31 dicembre è passato e l'emergenza arsenico nell'acqua è scattata.
È infatti scaduto il termine dell'Unione europea per portare i livelli di arsenico e fluoruri nell'acqua potabile al di sotto delle soglie limite. È dal 2001 che l'Europa ha concesso una serie di proroghe per permettere alle Regioni di mettersi in regola. Solo il Lazio e poche altre zone d'Italia non hanno agito. Ora, la palla è passata in mano ai sindaci che hanno dovuto emettere le ordinanze di divieto dell'uso dell'acqua.
In tutto, nel Lazio gli esperti stimano che siano 800mila gli abitanti colpiti dal disagio (87 comuni in totale), ma salgono se si contano anche quelli coinvolgi in Lombardia (6 comuni, 24mila abitanti), Toscana (13 comuni, 71mila abitanti) e in Trentino Aldo Adige (3 comuni, 27mila abitanti).
Persone che non solo non possono bere l'acqua del rubinetto, ma non possono nemmeno usarla per cucinare, lavarsi o per fare il bucato. «Ora – sottolinea Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – i cittadini saranno costretti ad andare a prendere l'acqua da autobotti e casette dell'acqua. Anche le aziende alimentari ne saranno colpite».
Un problema grave considerando l'allarme che ha lanciato l'Organizzazione mondiale della sanità. Gli esperti hanno infatti dichiarato che un'esposizione prolungata nel tempo (cinque anni) all'arsenico contenuto nell'acqua potabile e nel cibo può causare cancro, lesioni cutanee, malattie cardiovascolari, effetti sullo sviluppo, danni al sistema nervoso e diabete. Ma, anche se il periodo di tempo fosse breve potrebbero verificarsi danni alla salute come un avvelenamento cronico, che si manifesta con lesioni cutanee, vomito, dolore addominale e dissenteria seguiti da torpore, formicolii e crampi.
Per questo motivo il Codacons sta preparando un mega-ricorso al Tar del Lazio da parte dei residenti dei comuni dove l'acqua è inquinata.
Tutti i titolari di un'utenza idrica residenti nei Comuni elencati sul sito www.codacons.it, nei quali entro il 31 dicembre 2012 il problema della presenza dell'acqua non è stato risolto, «possono agire al fine di ottenere non solo il risarcimento dei danni subiti, ma anche la riduzione della tariffa dell'acqua».
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