Ispra Annuario dati ambientali: qualità dell'aria

La qualità dell’aria rimane tra le principali preoccupazioni a livello sanitario ed ambientale, alcuni inquinanti sono diminuiti nel corso dell’ultimo decennio ma altri si sono mantenuti stazionari e per altri ancora solo di recente sono stati fissati limiti di legge.

 

L’Annuario dei dati ambientali di ISPRA evidenzia come enormi quantità di sostanze inquinanti derivanti principalmente dai processi di combustione siano ogni anno introdotte in atmosfera; riducendo la capacità di diluizione degli inquinanti, si determina un accumulo che provoca delle criticità nella qualità dell’aria che respiriamo.

 

La qualità dell'aria rimane tra le principali fonti di preoccupazione sia per l'impatto sulla salute umana che per l'ambiente, ma quasi sei cittadini europei su dieci, secondo quanto emerso nell'indagine della Commissione Europea, dichiarano di non essere informati sull'inquinamento atmosferico.

 

In Italia il 49% degli intervistati afferma di non sentirsi sufficientemente informato mentre il 14% non si ritiene informato affatto. Tre quarti degli europei e degli italiani non hanno sentito parlare degli standard di qualità dell'aria fissati dall'UE. Il 74% degli europei e l'81% degli italiani non sa neppure che esiste una direttiva sui limiti nazionali di emissione. Nonostante questa carenza informativa i dati sull'inquinamento atmosferico ci sono e sono molti, per la situazione nella nostra Regione, invitiamo a consultare le pagine dedicate all'argomento nel nostro sito web.

 

I dati dell'Annuario di Ispra dimostrano che l'inquinamento atmosferico rimane un "sorvegliato speciale" ma non tutto è peggiorato, alcuni inquinanti sono diminuiti mentre altri si sono mantenuti stazionari.

 

Nonostante ciò, il 56% degli europei ritiene che la qualità dell'aria negli ultimi dieci anni sia peggiorata, mentre il 16% ritiene sia migliorata, mentre in Italia l'87% degli italiani afferma che la qualità dell'aria è peggiorata.

 

Dall' indagine della Commissione Europea emerge anche un'elevata preoccupazione per gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute; l'87% degli europei ed il 97% degli italiani ritengono infatti le malattie respiratorie una preoccupazione seria , il 92% degli europei ed il 95% degli italiani affermano che le malattie cardiovascolari sono un grave problema, la stessa percezione di pericolo, gli europei e gli italiani la manifestano difronte all'asma e alle allergie.

 

L’inquinamento atmosferico è un fenomeno complesso dovuto in primo luogo all’antropizzazione del territorio oltre che ad interazioni chimico fisiche che avvengono tra sostanze in atmosfera, a cui si deve aggiungere il fattore legato alle condizioni metereologiche che condiziona la dinamica degli inquinanti atmosferici.

 

Attualmente gli inquinanti che destano maggiori preoccupazioni risultano essere il particolato atmosferico, l’ozono ed il biossido di azoto, che superano spesso i limiti normativi. Ad esempio il valore limite giornaliero del PM10 non è rispettato nel 48% delle stazioni di rilevamento a livello italiano.

 

Lo stato di attenzione sale anche nei confronti del benzo(a)pirene, visto i livelli piuttosto alti registrati e la proprietà cancerogena accertata di questa sostanza. (vedi il quadro sinottico completo per tutti gli indicatori)

 

Come abbiamo detto l’inquinamento atmosferico è dovuto principalmente all’antropizzazione del territorio, tra le fonti principali possiamo annoverare il trasporto stradale ed il riscaldamento domestico, senza naturalmente dimenticare le emissioni provenienti dal sistema produttivo.

 

Ogni fonte di inquinamento influenza in modo diverso l'atmosfera ed incide differentemente sulla qualità dell'aria.

 

Se guardiamo, ad esempio, ai composti organici volatili non metanici (COVNM), i trasporti concorrono all'emissioni di questi inquinanti per il 34% mentre un altro 34% proviene dall’uso dei solventi e dal resto dal settore civile (12%), dal settore industria (11%) e da altri settori minori.

 

Le emissioni di ammoniaca (NH3) invece sono originate principalemnte dall’agricoltura (94% ) oltre che dall’utilizzo di fertilizzanti.

 

Le emissioni di ossido di zolfo (SOx) provengono il larga misura dalle raffinerie (29%), dalla combustione industriale (19%), dalla produzione di energia (15%) e dal trasporto marittimo (14%).

 

Per quanto riguarda invece gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), questa tipologia di inquinanti derivano da processi di combustione in genere ed in particolare da processi industriali nel settore siderurgico e dalla combustione di legname per il riscaldamento degli ambienti di vita.

 

Il PM10 è determinato in via principale dal settore civile, dai trasporti ed in maniera secondaria dall’industria e dai processi produttivi oltre che dall’agricoltura. Lo stesso può essere detto per il PM 2,5.

 

Gli ossidi di azoto sono invece originati in primo luogo dai trasporti poi dal settore civile, dall’industria e dal settore della produzione di energia.

 

Con la revisione del negoziato del Protocollo di Goteborg, nel maggio 2012, sono stati modificati alcuni tetti di emissione da raggiungere entro il 2020 per SO2, NOx, PM2,5, COVNM e NH3.

Per il nostro Paese è stato stabilito che le riduzioni saranno le seguenti: -35% per SO2, -40%per NOx, -10% per PM2,5, -35% per COMN e -5% per NH3, ma ciò non sarà sufficiente a migliorare la qualità dell’aria se non verranno introdotte misure integrate a livello nazionale.

 

 

Fonte: ARPAT - Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Toscana

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