Aria troppo inquinata per nove europei su dieci

Particolato e ozono superiori ai limiti imposti dall’Oms in quasi tutte le città: una «minaccia significativa» per la salute

 

Pm 2,5 e O3, ovvero particolato fine e ozono: sono questi gli inquinanti che maggiormente minacciano la salute dei cittadini europei e dell’ambiente in cui vivono. Una «minaccia significativa», si legge nell’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria dell’Agenzia europea per l’ambiente, secondo cui tra il 2009 e il 2011 «fino al 96% degli abitanti delle città è stato esposto a concentrazioni di particolato fine e fino al 98% è stato esposto a livelli di ozono superiori alle linee guida dell’Oms». In generale, il 90 % delle persone che vive nelle città europee è esposto a livelli di inquinanti ritenuti nocivi per la salute.

OZONO TROPOSFERICO - Va male il nord Italia, che detiene insieme al sud della Francia il record dei livelli di ozono troposferico (ovvero quello presente nei bassi strati dell’atmosfera), segnando valori oltre tre volte più elevati rispetto alla soglia. E più nel dettaglio è Padova a detenere la maglia nera in Europa sul fronte dell’ozono, con 104 giorni di sforamento nel 2011, seguita da Pavia, Reggio Emilia, Treviso, Parma, Verona e Varese. Il rapporto sulla qualità dell’aria vede 23 città italiane nei primi 30 posti della classifica degli sforamenti del limite di ozono, che si forma a seguito delle reazioni fra vari inquinanti (derivanti da combustione di carburanti fossili, trasporto stradale, raffinerie, vegetazione, discariche, reflui, bestiame e incendi). In presenza di caldo e luce solare si scatenano queste reazioni, quindi si tratta di un problema tipicamente estivo.

 

POLVERI SOTTILI - L’Italia, sempre nel 2011, è stata anche uno dei Paesi europei a superare più spesso il limite della media annuale per le famigerate Pm 10 (polveri sottili) e Pm 2,5 (polveri ultrafini), insieme a Polonia e Slovacchia. Per quanto riguarda il Pm 10, al dodicesimo posto della classifica c’è Monza (121 giorni di sforamenti nel 2011), tallonata da Brescia (113), Cremona (109), Vicenza (107), Torino (105), ancora Padova (93) e Venezia (85). Il caso italiano non è isolato: oltre il 90% degli europei che vive nelle città respira troppe polveri ultrafini (fino al 96% dei cittadini per il Pm 2,5) e di ozono (fino al 98%), considerando le soglie limite dell’Oms, spesso più severe rispetto a quelle dell’Ue. Primo indiziato delle emissioni killer è il traffico, seguito da industria, agricoltura e abitazioni. Il commissario europeo all’Ambiente Janez Potocnik si dice «pronto a rispondere» all’emergenza con l’arrivo di nuove regole entro l’anno. «L’inquinamento dell’aria è la prima causa ambientale di morte nell’Ue, con oltre 400mila decessi prematuri nel 2010, cioè più di dieci volte le vittime di incidenti stradali - ricorda Potocnik -. Si tratta di un costo enorme per la salute dei cittadini e per l’economia», con 100 milioni di giornate di lavoro perse ogni anno, ovvero 15 miliardi di euro di produttività in meno. A questi costi vanno aggiunti «4 miliardi di euro in termini di assistenza sanitaria, per i ricoveri» ha aggiunto Potocnik.

 

I SUCCESSI - Il rapporto rappresenta il contributo dell’Aea al riesame della politica per la qualità dell’aria attualmente sul tavolo della Commissione europea. E nonostante le brutte notizie, sono molte le storie di successo nella riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici, avverte l’Agenzia per l’Ambiente: per esempio le emissioni di diossido di zolfo (SO2) delle centrali elettriche, dell’industria e del trasporto sono state ridotte negli ultimi dieci anni. La progressiva eliminazione del piombo, inquinante ritenuto responsabile di problemi dello sviluppo neurologico, dalla benzina, ne ha determinato una riduzione delle concentrazioni in atmosfera. Di contro il trasporto su strada, l’industria, l’agricoltura e il settore residenziale continuano ad alimentare l’inquinamento atmosferico in Europa. «Lo smog sta causando danni alla salute umana e agli ecosistemi - conclude Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea -. Un’ampia parte della popolazione non vive in un ambiente sano secondo gli standard attuali. Per avviare un percorso che porti alla sostenibilità, l’Europa deve essere ambiziosa e rendere più severa l’attuale normativa».

 

EUTROFIZZAZIONE - Oltre alle preoccupazioni di natura sanitaria, il rapporto dell’Aea analizza anche i problemi ambientali, come l’eutrofizzazione, un processo che avviene quando una quantità eccessiva di azoto danneggia gli ecosistemi mettendo a rischio la biodiversità. Nell’ultimo decennio, le emissioni di alcuni inquinanti a base di azoto sono diminuite: quelle di ossidi di azoto e di ammoniaca sono scese del 27% e del 7% rispettivamente rispetto al 2002. Tuttavia, spiega l’Agenzia, «le emissioni non sono state ridotte quanto previsto e otto Stati membri dell’Ue violano ancora i limiti massimi consentiti». Per fare fronte all’eutrofizzazione, quindi, «è necessario introdurre nuove misure volte alla riduzione delle emissioni di azoto».

 

 

Fonte: Corriere della Sera

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Commenti: 6
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