Problematiche di ergonomia ambientale: il fattore odore

Ci sono fattori ambientali che se non sono controllati e adeguati alle esigenze del lavoratore e dell’attività, possono determinare situazione di disagio con potenziali conseguenze negative sulla sua salute e sicurezza: Focus sul fattore odore.

 

L’ergonomia, termine che deriva dalle parole greche “ergon” (lavoro) e “nomos” (legge), è una disciplina scientifica che si occupa della comprensione delle interazioni fra l’uomo e gli altri elementi di un sistema. Una disciplina che non si occupa solo, come erroneamente si tende a pensare, di postura e movimento corporeo, ma anche di altri aspetti come i fattori ambientali, informazioni ed operazioni (ottenimento di informazioni, controlli, relazioni tra i video ed i controlli), organizzazione del lavoro, ...

Per affrontare un aspetto dell’ergonomia meno conosciuto, quello relativo ai fattori ambientali, possiamo fare riferimento ad un convegno - promosso dalla Regione Piemonte e organizzato da Corep - che si è tenuto qualche anno fa, il 22 febbraio 2010, a Torino, dal titolo “Ergonomia e innovazione - Modelli per la gestione dell’ergonomia per la sicurezza sui luoghi di lavoro”.

 

Nel convegno, che ha fornito nuove idee per interpretare l’ergonomia come elemento di miglioramento della produttività e del benessere dei lavoratori, un intervento si è soffermato proprio sui fattori ambientali.

 

In “Problematiche di Ergonomia ambientale”, a cura del Prof. Ciro Isidoro (Medicina Ambientale Applicata - Università del Piemonte Orientale, Dipartimento di Scienze Mediche) si forniscono innanzitutto alcune definizioni.

Se l’ergonomia può essere intesa come “disciplina scientifica che si occupa della comprensione delle interazioni fra l’uomo e gli altri elementi di un sistema”, permettendo di “ottimizzare il benessere dell’uomo e la prestazione dell’intero sistema”, bisogna anche ricordare la stessa definizione di salute (O.M.S, 1948): “non solo assenza di malattia ma stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale”.

 

Di cosa si occupa l’ergonomia ambientale in relazione alla sicurezza nei luoghi di lavoro?

Ad esempio di:

- “interazione tra lavoratore e ambiente fisico;

- percezione e benessere del lavoratore;

- progettazione del luogo di lavoro seguendo le esigenze del lavoratore;

- salvaguardia della salute fisica e della sicurezza del lavoratore”.

 

In particolare i fattori ambientali considerati sono:

- “microclima;

- rumore;

- illuminazione;

- qualità dell’aria;

- odori”.

Se questi fattori non sono controllati e adeguati alle esigenze fisiologiche in relazione alla tipologia del lavoro svolto, possono determinarsi situazione di disagio per il lavoratore con potenziali conseguenze negative sulla sua salute e sicurezza.

Uno dei fattori ambientali che viene probabilmente sottovalutato è quello relativo agli odori.

 

Il relatore ricorda, a questo proposito, che gli odori “sono immediatamente avvertiti dall'olfatto e generano una risposta neurofisiologica soggettiva di piacere o di disgusto”.

Un ambiente maleodorante è “percepito come sgradevole e provoca fastidio e disturbi neurovegetativi (senso di nausea, cefalea, ecc)”.

Dunque l’odore presente nell’aria “indoor”, anche se non dannoso o tossico in sé, può avere “effetti negativi sul lavoratore”. E anche gli odori “gradevoli” (profumi) “se troppo intensi possono avere effetti negativi provocando alterazioni dello stato di coscienza”.

Alcune note riportate dall’autore:

- “soglia olfattiva degli odori (dipende dalla sostanza chimica);

- effetti soggettivi (dipendono da condizioni di ipersensibilità);

- gli odori hanno una importante funzione di allarme (presenza di gas potenzialmente tossici o pericolosi) e pertanto non devono prodursi effetti di ‘mascheramento’ artificiale utilizzando vaporizzatori profumati”.

 

L’intervento riporta molti dati, molti grafici tratti dalla letteratura in materia e un’analisi della normativa vigente in Italia.

E se nella normativa si parla ad esempio di fattore rumore, illuminazione, microclima e salubrità dell’aria, non si accenna al fattore odore.

Sono riportate anche indicazioni relative alla normativa tecnica, ad esempio con riferimento a emissioni termiche, rumore e illuminazione nei luoghi di lavoro.

 

Concludiamo riportando alcune indicazioni, non esaustive, per uno strumento integrativo dell’analisi uomo-sistema in relazione al fattore odore:

 

- “valutare se sono presenti odori sgradevoli causato da condizioni che, pur non determinando un rischio concreto di infortunio o malattia professionale, determinano disagio nei lavoratori;

- se sono presenti odori sgradevoli, individuare la causa di tali odori e, se possibile, prendere in considerazione delle misure che migliorino il comfort del lavoratore;

- verificare che nei processi produttivi in cui sono utilizzate e/o prodotte sostanze con un elevato valore di percettibilità olfattiva siano prese delle misure che diminuiscano tale valore;

- verificare la presenza (se necessaria) di sistemi di ventilazione tenendo in considerazione il tipo di processo ed la presenza di personale addetto;

- verificare la presenza (se necessaria) di sistemi di trattamento dell'aria al fine di ridurre la concentrazione dei composti odorigeni”.

 

Dopo aver riportate altre check list e strumenti integrativi in relazione a vari fattori ambientali (rumore, qualità dell'aria, emissioni termiche, illuminazione, microclima, ...), l’intervento si conclude ricordando che sono stati considerati “quei fattori (di natura chimica, fisica e biologica) presenti nell’ambiente interno di lavoro che possono alterare la percezione o lo stato di benessere e di attenzione/concentrazione del lavoratore con possibili ricadute negative sulla sicurezza individuale (personale e collettiva) e degli impianti/edifici”.

Tuttavia, è bene ricordare, che “il malessere/disagio è spesso il risultato di sinergismi” tra i vari fattori.

 

 

 

 

Fonte: Punto Sicuro

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